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Homo Scrivens

Solea (Jean Claude Izzo)

A cura di: Paola Iannelli


L’opera: Solea appartiene al genere del noir mediterraneo, un prodotto letterario che nasce dall’esigenza di un gruppo di scrittori nel definire la linea di contrasto esistente tra le ambientazioni in cui si svolgono le azioni criminali, dotate di bellezza estrema, con la totale ferocia che determina gli omicidi.

Nella narrazione del genere le città, il territorio, i luoghi più o meni conosciuti, a volte inventati, assumono un ruolo fondamentale, fino a diventare una presenza essenziale; un palcoscenico in cui si trasforma in “attore” all’interno della trama. L’obiettivo dei narratori equivale a un’operazione di disincanto, un modo per guardare il meraviglioso paesaggio del Sud con una lente d’ingrandimento, capace di individuare tutti i contorni non visibili a occhio nudo. Il lato miserrimo dell’umanità viene analizzato, decodificato, con lo scopo di mettere a nudo le peculiarità, rese uniche dal tipo di registro linguistico adoperato, dalle abitudini quotidiane e dall’immancabile legame con le città. Padre del noir mediterraneo è lo scrittore francese Jean Claude Izzo (1945-2000), che riesce a inventare un personaggio noir, un rital (soprannome dato agli Italiani in francese parlato), originale e impegnato nella vita sociale; fu proprio dall’esperienza di vita vissuta, che creò la base del palcoscenico aperto su cui costruì l’ispettore Fabio Montale. Ne nacque una trilogia: Casino totale, Chourmo e quindi Solea.

Solea è una storia d’amore e morte narrata grazie alla voce del protagonista Montale. In realtà Izzo non amava le storie seriali, per questo motivo offre al lettore un finale aperto verso l’immaginazione. Solea è un romanzo poliziesco, il legame con Marsiglia e il mare è unico e al contempo un tassello fondamentale. Ciò si evince chiaramente nel legame del protagonista con la sua città, dove regna indomito il mare: «Non avevo sputato sulle stelle. Non avevo potuto. Al largo delle isole di Riou avevo spento il motore e lasciato vagare la barca. Più o meno nel posto dove mio padre, tenendomi sotto le ascelle, mi aveva per la prima volta immerso nel mare. Avevo otto anni. L’età di Enzo. “Non avere paura” diceva. “Non avere paura”. Non avevo paura dei battesimi. E quando la vita mi faceva male era sempre in questo luogo che tornavo. Come per tentare, lì, tra il mare e il cielo, di riconciliarmi con il resto del mondo».

Il personaggio: Fabio Montale cerca con l’aiuto di un’amica giornalista, Babette, di scardinare la rete esistente tra la criminalità politica e quella economica. I risvolti della vicenda lo vedranno protagonista di vari colpi di scena, come la morte violenta di Sonia, una donna che per lui rappresenta un simbolo di rinascita. La lotta contro il malaffare lo condurrà verso una strada senza ritorno, dove l’aiuto della commissaria Helene proietta il Montale verso la speranza di risoluzione. Tre donne, tre vicende misteriose, tre nodi da sciogliere.

Perché leggerlo: Marsiglia come Napoli è un concentrato di contraddizioni, geograficamente esposta sul Mediterraneo, diventa negli anni ’80 il crocevia del traffico internazionale di droga; caratteristica comune alle due metropoli è quello di trasformarsi in una casbah, un crogiuolo di razze, lingue e usanze. Il fascino delle eterogeneità coglie il lettore in pieno, i sapori, gli odori, i costumi ne sono un’impronta palpabile. Izzo dipinge i contorni di una realtà ancora attuale, madre dei successivi noir nei quali gli scrittori mediterranei si adoperano nei nostri tempi.

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