A cura di: Sofia Esposito
L’opera: La bella Verona del 1595 fa da palcoscenico a una profonda faida tra le due famiglie più importanti della città: i Montecchi e i Capuleti. L’odio, il sangue e la morte le unisce e scorre fra di loro fin dalle prime righe della tragedia, composta in cinque atti. Shakespeare, in contrapposizione, mette in gioco l’arma potente dell’amore facendo incontrare Romeo Montecchi e Giulietta Capuleti, figli “maledetti” delle due famiglie, destinati a patire le conseguenze di quell’odio. Solo con la morte dei due giovani innamorati le rispettive famiglie troveranno pace, unite dalla sofferenza della perdita dei loro figli.
Il personaggio: Romeo Montecchi rappresenta, all’interno della tragedia, l’impulsività. Giovane, bello e sensibile, il suo carattere ribelle lo porterà all’esilio dalla città, in seguito all’uccisione di Tebaldo Capuleti, per vendicare la morte del caro amico Mercuzio. Romeo morirà avvelenato per sua stessa volontà, convinto che l’amata sia già morta.
Giulietta Capuleti, invece, rappresenta la purezza. Data la giovane età e l’inesperienza, si lascerà trasportare dal sentimento che prova, fin dal primo incontro, per Romeo. L’amore li guiderà attraverso l’intera vicenda conducendoli, dopo un triste gioco del destino, entrambi alla morte. I due amanti non si rincontreranno più in vita, ma avranno il loro lieto fine solo nell’aldilà.
Perché leggerlo: È una delle tragedie più amate e conosciute di Shakespeare, ma anche la più triste che il Bardo abbia mai composto. L’autore in quest’opera mostra come l’odio non può che condurre ad altro odio, fino al culmine delle violenze. Ma, come in ogni opera di Shakespeare, vi è sempre una via di fuga; in questa tragedia è rappresentata dall’amore profondo che unisce i due protagonisti. Il destino all’interno della storia ha un ruolo determinate e, attraverso di esso, Shakespeare lascia intendere che niente è realmente controllato dalla nostra volontà e che tutte le carte in tavola possono essere ribaltate da un momento all’altro, sia nel bene che nel male.
Revisione di: Martina Megna
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