
Biografia
Marica Luminoso classe ‘90 nata a Castellammare di stabia, laureata in Didattica e Comunicazione dell'Arte presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, ha approfondito le proprie competenze nel campo educativo e culturale. Attualmente sta proseguendo i suoi studi frequentando il corso magistrale in Didattica e Mediazione del patrimonio culturale presso l’Accademia di belle arti di Napoli. Attualmente frequenta anche il corso di Tecniche della narrazione presso Scuola italiana di Comix con l'intento di ampliare la sua formazione nell’ambito della narrazione e della comunicazione. Attualmente Rappresentante Legale dell'Associazione Articolo 45 ETS. La sua carriera è contraddistinta da un forte impegno verso il Terzo Settore, con esperienze coordinamento in numerosi ambiti, tra cui attività educative e culturali.
Poesia
Nessun domicilio
Non possiedo una residenza,
una fissa dimora
poiché ho abitato in una serie di domicili
in cui ho planato
sostato,
vagabondato,
e spesso sofferto.
Dormito senza riparo
nemmeno di un tetto di affetto.
Ho abitato la mia cabina doccia,
con il getto dell’acqua calda
appannati i vetri dell’anima,
impacciata la mia denudata persona
ha cercato con il tergi goccia e un po’ di Viakal
di sgrassare via tutto il calcare
dei rimorsi,
delle parole violente,
degli abusi,
delle molestie
che hanno reso tutto sporco.
E neanche la pioggia a catinelle
che ho imparato a vestire sulla mia pelle
può portare via.
Ho abitato le ore di libertà
ora che esco solo nel pomeriggio
prima che faccia buio.
Ho abitato i miei collant neri,
venti denari velati
ma non troppo.
Quello che traspare provoca
lungo le fermate della metro
i posti a sedere
soprassedere.
No, non mi siedo,
mi copro le gambe.
Ho abitato gli sguardi degli altri
sopra il peso corporeo,
il mio status,
le mie qualifiche
e le mie competenze.
Ho abitato letti
in cui avrei voluto solo riscaldarmi
senza sentirmi penetrata
dall'alito di un vento della Siberia.
Ho abitato tutti i messaggi nel telefonino,
troppi
troppo poco silenzioso
urli,
attese negate,
libertà concesse.
Sopraffatta dalle parole
che pungevano piano come gli spilli,
Gli spilli di mia madre
mentre prendeva le misure
per tutte le pieghe
sul giro collo del suo dolore.
Ho abitato molti specchi
in cui accarezzarmi il viso
con l’acido ialuronico di giudizi
e pregiudizi del tempo
e delle convinzioni sociali
“Io non lo faccio per gli altri, ma per me.”
Ho abitato tutte le bugie
che mi sono raccontata,
gli amori che ho creduto di meritare
le botte,
le carezze invadenti.
Le avance non richieste
come piatti di carboidrati complessi da digerire.
La versione
che ho imparato a essere per gli altri:
intelligente,
carina,
a modo,
succinta,
pudica,
simpatica,
pacata,
forte,
debole,
autoironica,
seria,
diligente,
amorevole,
paziente,
sensuale
e coperta al punto giusto.
Ho abitato tutti gli aggettivi
che esistono al femminile.
Ho abitato le morti delle mie sorelle,
se adesso urlo
e cerco assieme alle altre
in un grido comune
una resistenza sicura in cui abitare,
divento sovversiva,
troppo politica,
fuori contesto,
anticonformista.
Io voglio però abitare
quello di cui molti hanno paura:
la verità.
In fondo noi conosciamo
bene la paura,
la abitiamo da secoli.
il nostro numero civico
va da zero a infinito,
l’indirizzo del nascere
nel sesso sbagliato.

Haiku
Melanconiche
cianfrusaglie errano,
pagine fitte.
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